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Perché i Romani dicevano “felix di Natalis”?

Per i Romani, il natalis era il giorno della nascita , chiamato in forma completa dies natalis . Non si riferiva solo alle persone, ma a...


Per i Romani, il natalis era il giorno della nascita, chiamato in forma completa dies natalis.

Non si riferiva solo alle persone, ma anche a luoghi, divinità, templi e città. Ogni cosa che aveva un’origine, una generazione, meritava di essere ricordata e celebrata.
Il dies natalis segnava quindi l’inizio simbolico di una vita o di una funzione, ed era considerato sacro al proprio genio, lo spirito che ne custodiva l’esistenza.

Come si facevano gli auguri.

Nel giorno della nascita si diceva “felix di Natalis”, espressione che possiamo tradurre come “felice giorno di nascita”.
Era un augurio rivolto non solo alla persona, ma anche al suo genio, riconoscendo in lui la forza generatrice che l’aveva portata alla vita.
L’usanza di celebrare il giorno di nascita come momento propizio e sacro si è tramandata nei secoli, fino a trasformarsi nell’attuale “Buon compleanno”.

Etimologia della parola.

Natale deriva dal latino natalis, da natus, participio passato del verbo nasci, che significa “nascere”.
La radice indoeuropea gene- o gna- (“generare, produrre vita”) è la stessa da cui derivano genere, nazione, natura e, come già visto, genio.
Queste parole condividono un’unica idea di fondo: la nascita come atto di generazione e di continuità della vita.

Il Natale e la continuità del significato.

Quando il cristianesimo adottò la parola Natale per indicare la nascita di Cristo, non ne cambiò il senso profondo.
Continuò infatti a rappresentare un atto di origine divina, un nuovo inizio che rinnova il mondo.
In questo modo, il significato religioso si intrecciò a quello etimologico, mantenendo viva l’idea che nascere significhi “dare inizio alla luce e alla vita”.

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